L'articolo che descriveva l'arrivo di don Lorenzo a Fiavé
(La Famiglia Cristiana, 7 giugno 1893, firmato L.)
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Sempre
relativa a questi anni fu la pubblicazione di un volumetto redatto da
don Lorenzo dal titolo “La cooperazione Rurale”. Si
trattava di uno scritto in forma di dialogo tra il prete giudicariese
e i suoi curaziani che riassumeva gli ideali, i dibattiti, gli
statuti che avevano permesso la nascita e il concreto successo della
cooperazione.
Non venne meno in quel di Fiavé anche il suo interesse verso i più
umili. Lo dimostra la passione con cui scrisse gli atti riguardanti
la morte dei suoi curaziani annotati sul libro dei defunti su cui
compare il suo stesso nome in data 19 aprile 1898. La sottocitata fa
riferimento alla morte di una madre e del suo bambino riportata da
don Guetti nel luglio 1897:
“20 Luglio: Calza Neonato di Fedele e Carolina Zambotti appena
nato e battezzato creduto vivente volò al cielo e fu sepolto dopo 36
ore in questo cimitero.
24: Calza Carolina in Zambotti moglie di Fedele, in causa di
irregolarità interna e dopo quattro anni che fu curata dal Dr.
Schena tornò a partorire et partorì il sopranotato neonato ma
infelicemente, che la febbre puerperale la assalse al II giorno e
seguita da peritonite e relativa infezione interna, confortata da
tutti gli aiuti religiosi, tranquillamente spirò la sera ad ore 7
pom. e fu sepolta addì 26 ad ore 4 pom. lasciandosi il cadavere
fuori di chiesa per la troppa avanzata putrefazione.
p.Guetti”
Per quanto riguarda il rapido espandersi del movimento cooperativo,
don Guetti divenne il presidente della neonata Federazione dopo
la rinuncia del presidente del Consiglio provinciale d’agricoltura
Massimiliano de Mersi che aveva individuato in don Lorenzo la persona
più meritevole per svolgere quel ruolo. Il primo congresso federale
si tenne a Trento il 29 gennaio 1896 e fu accolta la proposta del
curato giudicariese di rendere quindicinale l’uscita del
“Bollettino agrario”.
“La Federazione fu voluta non perché fosse un centro qualunque,
non per metter su un po’ di burocrazia, ma allo scopo principale di
vigilare sull’andamento delle società federate, affinché questo
andamento riuscisse sempre bene”.
Ma per don Guetti non mancarono anche le delusioni. In primo luogo la
creazione di una Cassa centrale delle Casse rurali fu proposta da don
Lorenzo nella seduta del Consiglio Federale del 27 aprile 1897 con il
nome di “Banco di San Vigilio”. Si trattava di una società che
oltre a promuovere lo sviluppo del credito sociale agricolo prevedeva
di concedere “alle Casse rurali a sistema Raiffeisen prestiti e
garanzie ed assumere dalle stesse ad interesse fruttifero i loro
avanzi di cassa” .
Il 30 dicembre dello stesso anno si svolse l’assemblea costitutiva
e fu eletto come primo presidente il dr. Enrico Conci. Ma la nuova
istituzione fu travolta dal nuovo scontro che vedeva opporsi neutri e
confessionali. I neutri ritenevano che la gestione delle cooperative
fosse aperta a tutti i “galantuomini” mentre i confessionali
intendevano restringere tale settore al solo ambito cattolico. Ecco
il pensiero del curato di Fiavé a questo proposito:
“Dunque, se non per altro, per ragioni metafisiche andiamo
adagio a battezzare col nome di cattoliche istituzioni che se
andassero a male, come lo possono le umane istituzioni,
pregiudicherebbero quella causa di cui vogliono farsi palladini
avanzati gli ultimi sopravvenuti. Procuriamo dunque che ci sia la
cosa, e pel nome contentiamoci di stare semplici figli d’Eva”.
La polemica, nonostante gli appelli di don Lorenzo, affinché tutte
le società si associassero al Banco si protrasse fin dopo la morte
del curato di Fiavé. I confessionali avevano costituito il “Comitato
trentino diocesano per l’azione cattolica” e si ritirarono
polemicamente dal Banco nella sessione del 28 dicembre 1898. Nel 1899
il comitato diocesano contrappose al Banco di san Vigilio la Banca
cattolica che entrò in funzione nell’aprile 1899. Lo scontro
finale ebbe luogo a Mori nel congresso federale del 26 aprile 1899
con la vittoria del fronte confessionale e l’esclusione dei neutri,
di cui a suo tempo il prete giudicariese fece parte, dalla
Federazione dei consorzi cooperativi.
Per quanto riguarda l’attività politica don Guetti fu prescelto da
un Comitato elettorale cattolico come candidato per il Trentino al
consiglio dell’impero di Vienna per la tornata elettorale del 1897
e fu eletto. Il curato di Fiavé dimostrò ancora una volta la sua
umiltà in una lettera al vescovo Valussi datata Fiavé 12 marzo 1897
in cui metteva nelle mani del vescovo il suo mandato elettorale
e chiedeva, in caso di approvazione, la nomina di un sostituto
durante le assenze. Anche la popolazione di Quadra e la Cassa rurale
di Quadra vollero congratularsi con il neo eletto deputato:
“Il nostro carissimo Don Lorenzo Deputato al Consiglio
dell’Impero! Noi felici che accanto dell’ottimo nostro don
Giovanni potremo quinc’inanzi avere a Vienna Colui, che per 15 anni
procurò indefesso il nostro maggior bene religioso; di lui peritammo
le rare doti, il disinteressato suo zelo pel nostro risorgimento
anche materiale”.
Il 27 marzo 1897 partì per Vienna ma l’esperienza fu tutt’altro
che positiva in un Parlamento diviso dai contrasti tra le varie
nazionalità dell’impero e più volte chiuso per disordini.
“oh, il parlamentarismo come venne ridotto ora qui in Austria
con le lotte nazionali ad oltranza, è ben la triste scena”.
Don Guetti venne a far parte del “club italiano” con i
suoi 19 deputati. Importante, ma senza risposta, risultò la sua
interpellanza riguardante la bachicoltura che riportò su “La Voce
Cattolica” del 9 giugno 1897. Eccone uno dei passaggi più
significativi:
“Quello che occorre urgentemente alla popolazione del Trentino
ed al litorale è un pronto ed immediato soccorso, sinché è ancor
possibile venire in aiuto ad uno che sta per morire, non essendo
ancora dimostrato che il governo abbia la forza di risuscitare i
morti”.
(Continua con La morte a Fiavé)
(Continua con La morte a Fiavé)
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